Archivio Storico 2011-2017

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"Oh capitano, mio capitano"

28 Agosto 2013
conosciamoci bene prima di amarci per sempre
È una storia profonda e commovente quella che sto per raccontarvi. Una di quelle che si sentono raramente collegate ai cibi.

Vi sono accadimenti a cui assiste chi si riempie di ronzii e dolcezze (il pastore di api), che rimangono quasi sempre sconosciuti. Questo non raccontare ciò che accade prima di un miele e durante esso (spesso accadimenti di stupefacente commozione), è un tipico errore dell'apicoltore. Spesso egli crede che alla base del consumo dei mieli, (partecipi da sempre della sacralità alimentare umana), e della loro agognata vendita vi debbano essere solo parole più o meno ridondanti e convincenti su salute, strane e improbabili proprietà, accenni di chimica organica o cenni di ecologia spicciola.

No. Non basta.
Questo può essere sufficiente per chi si accontenta (…e gode solo così così, come diceva Ligabue). Ma per chi ha la lucida sfrontatezza di voler proporre, di poter proporre alcuni alimenti come unici e ineguagliabili, come chi scrive fa con i mieli, bisogna andare oltre.
Bisogna arrivare alla narr-azione o alla nar-razione se alle cose vogliamo aggiungere una "razione" di sana follia.
Bisogna evolversi in apicoltori-narratori.

Questo per me oggi è un must, se ciò non fosse nelle proprie corde, sarebbe utile in questo caso avvalersi di chi lo sa fare.
Nel mio caso, il caso ha prima alimentato e costruito la penna, oggi tastiera, poi vi ha sovrapposto la passione la quale ha generato un appassionato divulgatore di storie di api e mieli da creare e poi infine ha voluto catapultarmi con forza dentro gli alveari come Api-cultore creatore di mieli "racconto". I mieli del futuro.
In questa veste vi vorrei condurre nel racconto di accadimenti belli, strani e sorprendenti che danno un'anima profonda a quel cucchiaino colmo di mieli che ogni mattina sposano le vostre fette di pane e burro.

Creare un miele significa studiare molteplici aspetti peculiari che vanno dai luoghi, nei quali devi pensare un miele come se tu fossi ape, alle potenzialità nettarifere di quei siti, alle azioni che magari persone "speciali" hanno in quei luoghi prodotto e pensato… vissuto. Ma questi aspetti ve li racconterò nel tempo, più avanti. Oggi mi interessa darvi una idea lucente di cosa accade negli alveari mentre i mieli vengono prodotti dal lavoro incessante delle api.

Siamo ai primi di luglio di quest'anno. Le nostre quattro famiglie ronzanti, in azione nella foresta naturale protetta del Lainzer, a Vienna, stanno bene. Elisabeth, Eugenia, Amalia e Gisella sono le regine al potere. Tutte sembrano a posto, ma non è così.

Alla corte di Elisabeth qualcosa non va. Pur essendo apparentemente in salute, la famiglia ci rivelerà piano piano il proprio dramma, quasi in memoria della vera Sissi che in quei luoghi di splendida foresta giocava con la sua tristezza anoressica .
Il dramma emerge improvvisamente davanti ai nostri occhi qualche giorno dopo. Una mattina ventosa e lucente come solo a Vienna si vedono.

Io e la amica Hildegard, mia maestra di api e mieli, abbiamo quel giorno davanti agli occhi e tra le mani un favo da nido che ci mostra un'anomalia: le operaie hanno costruito una cella reale, chiusa, abitata.
Strano. Siamo già avanti nella stagione, troppo avanti e la cosa ci insospettisce. Decidiamo di attendere ancora una settimana per vedere gli sviluppi. Le api hanno i loro tempi. Serve calma.

Tornando con occhi, naso e udito sullo stesso favo sette giorni dopo vediamo e sentiamo su questo uno strano fermento di api, quei "fermenti" che si sentono più con l'intuito che con altro. Decidiamo subito di aprire il nido principale. Entriamo nella sala del trono. Guardiamo i favi nel cuore dell'alveare uno dopo l'altro e arriviamo, insieme, contemporaneamente alla triste e spiacevole conclusione. La regina è morta.
Aprendo poi la cella reale che avrebbe dovuto veder sfarfallare la nuova regnante la troviamo occupata da un corpo d'ape inanimato, morto. La nuova regina non avrebbe mai visto la luce.

Tutto ci dice che siamo di fronte a quello che gli apicoltori non vorrebbero mai trovare: una "famiglia orfana". La regina non è più nel palazzo reale. Scomparsa, probabilmente morta. Quella nuova che la doveva sostituire è certamente oramai cadavere immobile.

Per la vecchia regina forse si trattò di un'uscita maldestra, forse un incidente tra i favi anche a causa nostra, ma sta di fatto che la famiglia, la comunità ronzante è tutta in gran subbuglio.

Tu che stai lì piegato sui ronzii incessanti tutto questo lo cogli in pieno stando con la faccia (orecchi, naso e occhi) sopra le tue api. Lo senti perfino dal cambiamento del suono del ronzio che dalla sala del trono sale. Questo diviene alto, si fa acuto, come un grido. Un'assise urlante è quella che hai di fronte, in grande fermento, dove tutte le api presenti e i fuchi bighelloni si stanno chiedendo: dove è finita la regina? Come mai non la vediamo? Il suo profumo feromonale non ci abbraccia più, che succede? E il nervosismo sale, ma non deve arrivare alla paura. Mai.

Vi lascio con la suspance di sapere cosa abbiamo fatto in un prossimo articolo...
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